Passa L@ Parola
«Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!» Gv 2,16
dedicato alle
ANIME dei DEFUNTI
TI ADORO O CROCE SANTA
Ti adoro, o Croce Santa, che fosti ornata del Corpo Sacratissimo del mio Signore, coperta e tinta del suo Preziosissimo Sangue. Ti adoro, mio Dio, posto in croce per me. Ti adoro, o Croce Santa, per amore di Colui che è il mio Signore. Amen.
(Recitata 33 volte il Venerdì Santo, libera 33 Anime del Purgatorio.
Recitata 50 volte ogni venerdì, ne libera 5.
Venne confermata dai Papi Adriano VI, Gregorio XIII e Paolo VI).
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Per la preghiera quotidiana
da YouTube don Nicola Salsa
Dedicazione della Basilica Lateranense, festa
- B. Luigi Beltrame Quattrocchisposo e padre (1880-1951)
- S. Elisabeth de la Trinitécarmelitana scalza (1880-1906)
- Santo del giorno
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni 2,13-22
13Si avvicinava intanto la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 14Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe, e i cambiavalute seduti al banco. 15Fatta allora una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori del tempio con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiavalute e ne rovesciò i banchi, 16e ai venditori di colombe disse: «Portate via queste cose e non fate della casa del Padre mio un luogo di mercato». 17I discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divora.18Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?».19Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». 20Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». 21Ma egli parlava del tempio del suo corpo. 22Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Commento al Vangelo
Sant’Aelredo di Rievaulx (1110-1167) monaco cistercense inglese
Omelia 8, per la festa di San Benedetto
« Santo è il tempio di Dio, che siete voi » (1 Cor 3,17)
Spesso abbiamo sentito dire che, dopo aver fatto uscire Israele dall’Egitto, Mosè costruì nel deserto un tabernacolo, la tenda di un santuario, grazie ai doni dei figli di Giacobbe. (…) Occorre capire bene, come dice l’apostolo Paolo, che tutto ciò avvenne come esempio per noi (1 Cor 10,6). (…) Siete voi ormai, fratelli, il tabernacolo di Dio, il Tempio di Dio, secondo l’apostolo: “Il Tempio di Dio, siete voi! ”. Siete il Tempio in cui Dio regnerà in eterno, siete la sua tenda perché egli è con voi sulla strada; in voi egli ha sete, in voi ha fame. Questa tenda, fratelli, siete voi (…) nel deserto di questa vita, finché non siate giunti alla Terra della Promessa. Allora la tenda diventerà Tempio e il vero Salomone ne farà la dedicazione “per sette giorni e ancora sette giorni” (1Re 8,65), cioè il doppio riposo(…) dell’immortalità del corpo e della beatitudine dell’anima. Ma già da ora, se siamo veri figli di Israele secondo lo Spirito, se in Spirito siamo usciti dalla terra d’Egitto, offriamo, ognuno e tutti, i nostri beni per la costruzione del tabernacolo(…): “ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro” (1Cor 7,7) (…) Tutto sia dunque comune a tutti. (…) Nessuno consideri suo proprio il carisma che ha ricevuto da Dio; nessuno invidi il carisma ricevuto da suo fratello; ma consideri veramente come il bene di tutti quanto è suo, e non dubiti che il bene di suo fratello sia pure suo. Secondo il suo disegno misericordioso, Dio agisce in modo tale da far sì che ognuno abbia bisogno degli altri. Ciò che manca a uno, questi lo può trovare in suo fratello.(…) “Siamo un solo corpo in Cristo e ciascuno per la sua parte siamo membra gli uni degli altri” (Rom 12,5).
Sinossi valtortiana ( Giovanni 2,13-22 )
La cacciata dei mercanti dal Tempio.
Lectio Divina Carmelitani
LECTIO DIVINA – Novembre 2022
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Passa_Parola
09/11/2022 Dare da mangiare agli affamati
Buon mercoledì.
È anche l’insegnamento di quella pagina del Vangelo in cui Gesù, vedendo tanta gente che da ore lo seguiva, chiede ai suoi discepoli: «Dove possiamo comprare il pane perché costoro possano mangiare?» (Gv 6,5). E i discepoli rispondono: “È impossibile, è meglio che tu li congedi…”. Invece Gesù dice loro: “No. Date loro voi stessi da mangiare” (cfr Mc 14,16). Si fa dare i pochi pani e pesci che avevano con sé, li benedice, li spezza e li fa distribuire a tutti. È una lezione molto importante per noi. Ci dice che il poco che abbiamo, se lo affidiamo alle mani di Gesù e lo condividiamo con fede, diventa una ricchezza sovrabbondante.
Papa Francesco. https://www.vatican.va/content/francesco/it/audiences/2016/documents/papa-francesco_20161019_udienza-generale.html
AMICI E SERVITORI DELLA PAROLA
Mercoledì 09 novembre 2022 – DEDICAZIONE DELLA BASILICA LATERANENSE
DALLA PAROLA DEL GIORNO
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà». Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Gv 2, 13-22
Come vivere questa Parola?
Celebrare la festa della dedicazione di una Chiesa è occasione di lode a Dio che ha scelto e chiamato a suo servizio la comunità che ivi si raduna, ma celebrare la dedicazione della Basilica lateranense è, per ogni cattolico, motivo di far memoria della universalità della Chiesa e della sua missione evangelizzatrice. La basilica costantiniana è il luogo della cattedra di Pietro, del Romano Pontefice, essa è madre di tutte le chiese della Città Eterna e del mondo intero. Celebrando la festa di questo luogo fisico che fu casa dell’Imperatore Costantino noi diamo gloria al solo sovrano dell’universo che nel suo disegno d’amore hascelto di incarnarsi ed essere il Dio-con-noi, il Dio che costantemente cammina in mezzo al suo popolo per orientarlo con maggiore premura verso i pascoli della vita eterna. Noi non adoriamo un edificio di pietra, come i pagani che adorano le steli, ma diamo gloria all’unico vero Signore che, della Santa Chiesa che è in Roma ha fatto il centro propulsore della Buona Notizia della Salvezza e ci ha chiamati ad essere uno solo popolo, una sola famiglia sparsa in tutto il mondo, per questo ogni cattolico, riconoscendosi membro vivo di questo unico corpo può a buon diritto dirsi autenticamente Romano.
La voce dei Pastori
“Vuoi trovare una basilica tutta splendente? non macchiare la tua anima con le sozzure del peccato. Se tu vuoi che la basilica sia piena di luce, ricordati che anche Dio vuole che nella tua anima non vi siano tenebre. Fa’ piuttosto in modo che in essa, come dice il Signore, risplenda la luce delle opere buone, perché sia glorificato colui che sta nei cieli. Come tu entri in questa chiesa, così Dio vuole entrare nella tua anima”.
(Dai “Discorsi” di San Cesario di Arles, vescovo, Disc. 229).
Commento di don Fabrizio Meloni fabrizio.meloni@hotmail.it
Casa di Preghiera San Biagio www.sanbiagio.org info@sanbiagio.org
Dal website laparola.it
Breviario Laico, SE CRISTO TORNASSE
9 Novembre 2022/in Riflessioni con Card. Ravasi
Se Cristo oggi arrivasse tra noi, la gente non lo metterebbe più in croce. Forse lo inviterebbe a cena, lo ascolterebbe parlare. E poi? Poi si burlerebbe di lui!
Thomas Carlyle
Sono molti, nella letteratura e persino nel cinema, quelli che hanno immaginato un ritorno di Cristo nella nostra contemporaneità, forse in una metropoli, come nel Jesus of Montreal, il film di Denis Arcand (1989). Qualcosa del genere aveva già vagheggiato uno scrittore inglese dell’Ottocento, Thomas Carlyle, un autore dalla forte impronta religiosa. La sua rappresentazione paradossalmente sembra più adatta ai nostri giorni nei quali impera lo sberleffo nei confronti di tutto ciò che è serio e profondo. È la grande malattia della superficialità che non conosce, certo, l’adesione appassionata a un ideale ma neppure l’ardore del rigetto cosciente e veemente.
Non si potranno certo definire atei seri, coscienziosi, severi quanti si mettono a irridere in maniera banale e fin volgare – fermandosi appunto alla superficie della realtà spirituale – il cristianesimo e il suo pensiero che ha esaltato e tormentato per secoli i geni dell’umanità. Sì, Cristo lo si lascerebbe parlare, come ormai si concede il diritto di interloquire a tutti, a chi ha qualcosa da dire e al chiacchierone vaniloquo. Solo che alla fine, di fronte a un messaggio che è come una spada di luce, si preferirebbe ricorrere all’irrisione e allo scherno. Non lo si farebbe tacere chiudendogli la bocca e la vita su una croce; lo si emarginerebbe perché non abbia a disturbare la festa e il proprio benessere immediato. Forse questo atteggiamento sta lentamente infiltrandosi anche in noi: è necessario «vegliare e vigilare», come diceva Gesù.
Testo tratto da: G. Ravasi, Breviario laico, Mondadori
“Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5,7 ).
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